Un fratello che camminava davanti a lei.
Sei solo. Le tue mani coprono le tue orecchie e senti lontano – lontano il tuo cuoricino che batte in quel ritmo instancabile, sempre uguale da molti anni. Riesci anche a sentire il rumore del sangue che corre nelle tue vene. Penso a ieri quando io e mia sorella siamo tornati insieme nella città dove siamo nati, Ferrara. Erano 52 anni che io e lei non eravamo vicini, nello stesso tempo, in quel punto geografico del mondo.
Per molte persone queste circostanze possono non essere importanti, ma invece, per me, lo sono. Perché? Perché considero una grande fortuna ritornare insieme a qualcuno in uno stesso luogo , dopo così molti anni . Nella vita non é tutto scontato. Io e mia sorella non siamo due persone che si scambiano chissà che affettuosità però abbiamo una provenienza comune, abbiamo lo stesso sangue. Lei é andata per la sua strada ed io per la mia. I nostri percorsi non sono stati simili, per molti anni non ci siamo più visti però siamo comunque uniti. La nostra famiglia dal mio punto di vista era una sorta di replica moderna di quella di Anton Čechov e la mia infanzia é stata una vera e propria sofferenza. E’con molta amarezza che mi vedo costretto a riconoscere di ritrovare molte analogie tra il mio clima familiare dell’epoca e quello descritto dal famoso scrittore russo in questa frase : “Nostro padre faceva una scenata durante la cena per una minestra troppo salata, o dava dell’imbecille a nostra madre”. Oltre a questo devo anche ammettere di concordare con lui quando afferma :” Il dispotismo è tre volte criminale”. I nostri genitori non ci hanno insegnato a scambiarci abbracci o tenerezze, dolci parole di conforto o promesse per la vita. I nostri genitori non ci hanno insegnato niente, almeno per quello che mi riguarda.
Poi andammo a vivere a Bologna. Ricordo quel giorno, quando da piccola mi seguiva in silenzio in mezzo a quella tormenta di neve, un evento eccezionale per quel periodo dell’anno. Io andavo a prenderla all’asilo per riportarla a casa in autobus, ma quel giorno c’era troppa neve ed il traffico era tutto bloccato. Andammo a piedi, io davanti a lei sprofondavo nella coltre nevosa fino alla coscia e lei dietro di me arrancava, trovando però la strada un po’ spianata perché io battevo i piedi per terra come un forsennato. Forse é stata quella camminata così stancante che nel nostro inconscio ha incarnato per sempre la nostra vita, forse lei si é sentita meno vulnerabile nella tempesta perché aveva un fratello a suo fianco. Un fratello che camminava davanti a lei . Arrivammo sani e salvi, anche se io avevo gli stivali di gomma neri pieni di neve ed un ombrello rotto dal vento. Ho sempre avuto molte difficoltà nell’esternare i miei sentimenti e molto spesso, per non dire quasi sempre, sono arrivato al punto di provare vergogna per essere troppo buono. Anche lei come me odia l’ipocrisia , forse perché ha capito che nella vita ha ragione chi è sincero.
Grazie Anton Čechov , ciao Giovanna.